La presa in carico del paziente stomizzato
novembre 11, 2019
Dal 1994 ad oggi, l’Infermiere ha acquisito sempre più consapevolezza delle proprie competenze, sia in termini di assistenza diretta, sia in termini di pianificazione di percorsi specifici al paziente portatore di stomia. Come esperto conoscitore, counselor e gestore di tutte le fasi assistenziali, ha dimostrato di poter sviluppare micro organizzazioni assistenziali, siano esse veri e propri ambulatori o semplicemente attività di reparto, tali da divenire per il paziente punto di riferimento prima e dopo il confezionamento della stomia.
E’ altrettanto vero però, purtroppo, quanto sia risultato difficile declinare a livello contrattuale lo status di specialist fino al 2018; ad oggi, finalmente con il nuovo CCNL, pur non avendo ancora aggiornato il profilo professionale, piace il riconoscimento della competenza specialistica dell’Infermiere, con rispettiva retribuzione, ma conseguente incremento delle responsabilità, spesso non ben determinate con apposite procedure aziendali.
La presa in carico olistica del paziente è sempre stato grande obiettivo di tutti i professionisti sanitari; l’attuazione però, richiede molte energie e sicuramente una ben strutturata organizzazione. L'infermiere stomaterapista, nel caso specifico, rappresenta il binario sicuro per il paziente ed il caregiver, dall’ingresso in ospedale, alla dimissione a domicilio, anche quando l’Unità Operativa non abbia costituito un vero e proprio servizio di assistenza per stomizzati.
Analizzando la letteratura in merito, emerge subito come le competenze comunicative prima e dopo l'intervento fungano da cardine per il raggiungimento dell’autonomia (counseling); parallelamente, grazie a conoscenze specifiche su device e woundcare, lo stomaterapista analizza, valuta e gestisce lo stoma, seguendo le migliori evidenze presenti in letteratura ed educando pazienti e caregiver allo stomacare.
Quesito dello studio, vista la scarsità di dati, è stato il livello di follow-up portato avanti da ambulatori o singoli stomaterapisti nel 2018 e 2019 presso il Presidio Ospedaliero di Alghero, nell'ottica di raggiungere quel concetto di presa in carico olistica del paziente dopo la dimissione, indipendentemente dal semplice e burocratico rinnovo delle prescrizioni di presidi.
Lo studio, caratterizzato da una scarsità di risorse a disposizione, è stato condotto esclusivamente sui pazienti dimessi dal Reparto di Chirurgia Generale ed Endoscopia chirurgica di Alghero che, in forma temporanea o definitivamente, avessero una stomia intestinale attiva. L'anima dello studio doveva esser l’analisi della satisfation per il supporto ricevuto fino alla dimissione e le abitudini acquisite dal pazienti, conformemente a quanto appreso durante l'educazione sanitaria ricevuta dallo stomaterapista. Il campione dell'indagine era costituito da pazienti, ancora in vita, dimessi negli ultimi tre anni, ai quali proporre un'intervista telefonica strutturata (questionario pre-confezionato) e, come immaginato, una consulenza per eventuali informazioni da parte di caregiver o gli stessi stomizzati.
I risultati ottenuti non hanno consentito di aver un campione statisticamente significativo, pur avendo fatto emergere diverse informazioni utili al team di lavoro; infatti, circa 80% dei pazienti hanno riferito di eseguire l'igiene delle mani prima, durante e dopo le manovre di stomacare. Nella stessa percentuale veniva espressa l’abitudine acquisita di seguire un’alimentazione bilanciata e specifica per ottenere il massimo dell’outcome dalla stomia, riducendone le complicanze.
Nota dolente, e spunto di miglioramento per i casemanager, è stata la grossa paura del distacco del presidio esplicata nell'intervista che, pur in pazienti stomizzati da più anni, non può che suggerire come l'educazione non possa completarsi alla dimissione, ma debba proseguire, in maniera strutturata, fino all'abolizione della stomia (se prevista). Altro spunto di miglioramento, nella ricerca di percorsi assistenziali multidisciplinari, non può che venire dal dato relativo alle modificazioni degli stili di vita; quasi la metà degli intervistati, infatti, ha riferito di aver, post confezionamento della stomia, dovuto cambiare stile e tipologia di abbigliamento; tale situazione deve assolutamente fungere da input per l’analisi di processi trasversali che, in maniera complementare, possano intervenire sul management del paziente, puntando a colmare ogni singolo anello debole della catena e raggiungere la tanto amata presa in carico olistica.
Ciò che dei professionisti sanitari non possono immaginare e devono cercare di capire è sicuramente come, quanto fatto prima della dimissione, incida sulla satisfation, non come raccolta di meriti, bensì come leva motivazionale di un arduo percorso quale quello affrontato dal paziente stomizzato. A tal proposito, sempre attraverso l’intervista telefonica, è emerso come la quasi totalità dei pazienti contattati fossero soddisfatti dell'educazione ricevuta prima della dimissione, ivi compresi quelli operati in urgenza, ovvero coloro i quali non avessero avuto il tempo di esser preparati psicologicamente al cambio di vita.
Questo dato non può e non deve giustificare un rilassamento, bensì, fungere da rilancio per piani formativi per tutto il personale sanitario che abbia contatti con pazienti stomizzati, spostando l’organizzazione da stomaterapistacentrica a team di lavoro multidisciplinare, con magari a capo un infermiere con competenze specifiche quale lo stomaterapista certificato.
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