Io non sono la mia stomia – La storia di Pier Luigi
Adriana, pensionata, racconta la sua esperienza da caregiver (persona che si prende cura) con il marito Pier Luigi, che ha dovuto affrontare un intervento per il confezionamento di una colostomia.
Mi chiamo Adriana, ho 69 anni e sono pensionata. Ho due figli grandi e sono sposata da anni con Pier Luigi. È mio marito ad aver affrontato l’intervento e voglio raccontarvi la mia esperienza perché sia d’aiuto non solo alle persone stomizzate ma anche a chi, come me, si prende cura di loro.
Premetto che mio marito ha sempre sofferto di pressione alta. Per questo, dal 2010, è sempre stato sotto stretto controllo medico. Nonostante tutti gli esami cui si è sottoposto, nessuno ci aveva mai suggerito di fare un’ecografia addominale: il primo esame di questo tipo (e adesso dico per fortuna!) ce lo ha richiesto il nuovo medico di base nel 2022. Ho capito subito che fosse necessario effettuarla il prima possibile. La diagnosi è stata una dilatazione intestinale di 7cm: mio marito ha subito dovuto affrontare l’intervento.
Appena 4 giorni dopo dall’operazione è stato dimesso. E lì è iniziato il nostro “calvario”: dopo pochi giorni, infatti, si è sentito male ed è stato necessario un ricovero e un intervento d’urgenza a causa di un infarto addominale. I medici mi avevano detto di prepararmi al peggio. Per fortuna, invece, si è ripreso, ma ha dovuto trascorrere un lungo periodo di riabilitazione.
Ha dovuto praticamente imparare da capo come camminare, mangiare, ricominciare a parlare. Ricordo ancora le continue trafile e rimbalzi da un centro di riabilitazione all’altro: era il mese di agosto ed era difficile trovare un posto nel quale fosse adeguatamente assistito. Dopo 15 giorni, è stato dimesso: e per fortuna, perché si stava lentamente lasciando andare. Abbiamo ricominciato insieme la sua nuova vita: devo dire che lui si è impegnato molto e che io sono stata (e sono ancora!) molto attenta a seguirlo giorno dopo giorno. Posso dire che la miglior terapia di riabilitazione sia stata andare insieme al supermercato, utilizzando il carrello della spesa come deambulatore!
A chi vive la stessa esperienza di mio marito (e la mia di caregiver!) dico di non perdersi mai d’animo. La stomia non deve rappresentare un limite: è una condizione con la quale si può tranquillamente convivere. Non voglio minimizzare la situazione, ma in fin dei conti è un modo diverso di andare in bagno. Sicuramente è necessario prendere degli accorgimenti in più: trovare la sacca di raccolta che meglio risponda alle proprie esigenze, curare l’alimentazione e, soprattutto, proteggere la cute peristomale, sono le chiavi per riprendersi la propria vita.
È importante sapere di non essere soli, che per qualsiasi esigenza si può contare su professionisti qualificati. L’assistenza che abbiamo ricevuto da parte di tutti gli infermieri dell’Ospedale Mauriziano di Torino, e dello stomaterapista Antonio Valenti in particolare, è stata fondamentale. Il mio ringraziamento per la ripresa di mio marito va a loro.
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