Proteggere la cute peristomale: l'importanza della scelta del sistema di raccolta
Federico Massaro, stomaterapista dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, illustra l’importanza di individuare il sistema di raccolta più adatto alle proprie esigenze per gestire correttamente la stomia e gli aspetti psicologici che ne conseguono.
Innanzitutto la scelta del dispositivo dipende principalmente dal tipo di stomia (colostomia, ileostomia o urostomia); dal tipo di addome (flaccido o globoso; regolare o se presenta delle pliche cutanee) e dalle condizioni della cute peristomale (se sono presenti punti di sutura, soprattutto nell’immediato post-operatorio).
In particolare, se sono presenti arrossamenti, oltre ad individuare il sistema di raccolta più adatto alle proprie esigenze, è fondamentale l’utilizzo di accessori atti a favorire la guarigione. In ordine: innanzitutto bisogna stabilire se sia opportuno adoperare un sistema a due pezzi, in cui placca e sacca sono separati e si agganciano tramite una flangia di plastica o un adesivo in schiuma, o un sistema monopezzo, in cui sacca e placca sono integrate.
L’obiettivo della scelta del sistema di raccolta è ovviamente, garantire una migliore qualità di vita alla persona stomizzata. Tendenzialmente la scelta di un sistema a due pezzi è consigliabile nel caso in cui sia necessario non “stressare” la cute poiché, quando si effettua il cambio della sacca, la placca può restare in situ (in genere, fino a 3 giorni). La scelta di un sistema monopezzo invece, è più indicata per chi ha uno stile di vita attivo e preferisca sostituire la sacca in un’unica soluzione; potremmo genericamente quindi definirla più “igienica”. Un fattore spesso sottovalutato nella scelta del dispositivo è l’alimentazione: l’assunzione di determinati alimenti può causare una maggior produzione di aria che potrebbe “comprimere” la sacca, in questo caso, un sistema monopezzo potrebbe non essere la scelta migliore. Tra i dispositivi per stomia è importante poi distinguere tra sistemi piani e sistemi convessi. I primi sono da preferire nel caso in cui la stomia sporga rispetto al piano cutaneo; i secondi sono da utilizzare quando la stomia si trova a filo o sia retratta rispetto al piano cutaneo.
Questo tipo di sistema, infatti, presenta una curvatura sulla barriera cutanea necessaria ad esercitare pressione sull’addome e favorire l’estroflessione della stomia, nell’ottica di ridurre il rischio di infiltrazioni che possono compromettere la tenuta della sacca. Questa convessità può essere rigida o più morbida: la scelta di una tipologia rispetto all’altra dipende non solo da quanta pressione sia necessario esercitare sulla cute, ma anche dalle preferenze del paziente; alcune persone ritengono che una convessità più rigida offra loro maggiori sicurezza, altre invece si sentono a loro agio con una convessità più morbida che segue il loro profilo addominale e i loro movimenti. È una scelta molto soggettiva, ma per la mia esperienza posso dire che tendenzialmente il 90% delle persone vuole e cerca un sistema un po’ più morbido perché lo sente “meno estraneo”. I dispositivi convessi possono essere utilizzati anche nel post operatorio.
In questa delicata fase, in cui sono presenti i punti di sutura e, in caso di urostomia anche i cateterini, tuttavia è importante scegliere un sistema in cui la placca sia un po’ più grande e le cui dimensioni siano ridotte quando questi saranno rimossi.
L’utilizzo degli accessori
La scelta del sistema di raccolta più adatto è sicuramente il primo passo per una corretta gestione della stomia, anche se da sola potrebbe non essere sufficiente per mantenere integra la cute.
Ecco allora che ci vengono d’aiuto gli accessori. Tra gli accessori più importanti sono da annoverare il film protettivo e il rimuovi adesivo. La premessa di base è comunque considerare la sede in cui viene confezionata la stomia che andrebbe posizionata in un punto facile da gestire qualsiasi postura si assuma (in piedi, semiseduto, sdraiato). Quando ciò non avviene è molto probabile che si presentino delle irregolarità cutanee che rendono difficoltosa la gestione generale dello stoma. (gli anelli o la pasta protettiva in questi casi possono essere utili). Senz’altro infine da non trascurare è che il paziente sia seguito nel modo migliore per gestire autonomamente la stomia.
Nella mia esperienza, il primo fondamentale obiettivo è che, dopo un intervento demolitivo come quello che porta al confezionamento della stomia, la persona possa rimettersi al più presto in piedi. Il primo consiglio è quindi di comprendere se il paziente riesce a stare in piedi davanti allo specchio e se riesce autonomamente a sostituire la sacca. L’utilizzo di un monopezzo semplifica l’istruzione alla gestione considerando che richiede meno passaggi per l’applicazione/rimozione. Nel caso che un paziente non fosse autonomo sarà invece indispensabile dare le giuste informazioni al caregiver (la persona che se ne prende cura) ovvero quella di applicare la barriera cutanea dal basso verso l’alto in modo tale che aderisca al meglio possibile alla cute. Un suggerimento è anche riscaldare la placca con le mani che di fatto contribuisce ad un’adesione migliore.
Nel corso degli anni ho assistito diversi pazienti stomizzati e sono rimasto colpito da uno in particolare, piuttosto avanti negli anni, che era davvero atterrito dal dover gestire una ileostomia confezionata in urgenza. Alla fine, con tempo e pazienza, siamo riusciti a tranquillizzarlo facendogli capire che il presidio gli avrebbe consentito di tornare a condurre una vita normale, esattamente come faceva prima.
A tutti i pazienti dico sempre che è difficile avere a che fare con gli effluenti, che nella testa di ciascuno di noi sono solamente rifiuti e, probabilmente, nessuno ha mai pensato di doverci convivere. Mi vengono però in mente le parole di De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”: senza i nostri rifiuti organici non potremmo vivere. Forse comprendere realmente cosa significa questa frase potrebbe farci cambiare davvero la prospettiva sulla completa gestione della stomia.
A tutti i miei colleghi dico che bisogna rapportarsi alle persone con pazienza e comprensione rispettandone sempre i tempi: ognuno è diverso e affronta le situazioni a suo modo, ma ognuno ha dentro di sé la possibilità di superare e gestire situazione complicate.
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