Stomia e sessualità: la parola a Vincenzo Branà, Responsabile Ufficio Stampa Arcigay
Sfatare i tabù legati a stomia e sessualità non è semplice. Il cambiamento dell’immagine corporea ha notevoli ripercussioni dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista emotivo. Una condizione che spesso porta le persone a isolarsi, quasi a rendersi invisibili. Questo è vero anche in contesti quali la comunità LGBTQIA+ in cui nell’immaginario collettivo il corpo ha una forte connotazione sessuale, specie quello maschile. Sebbene si tratti di una comunità che ha nel suo DNA una grande apertura mentale, è anche storicamente segnata dallo stigma della malattia, che proviene dalla pandemia da Hiv degli anni 80/90.
Quegli anni hanno rappresentato un'ondata di stigma molto pesante, in cui la malattia è stata rappresentata come una sorta di punizione corrispondente a una colpa. Anche per questo, probabilmente, le persone LGBTQIA+ quando sono affette da una patologia, tendono a negarla. Quasi che l’ammissione della stessa sia una possibile fonte di contagio. Date queste premesse è facile comprendere perché una persona stomizzata, proprio perché indossa una sacca sull’addome, possa subire una stigmatizzazione.
Io ho vissuto questa situazione con un mio amico, che purtroppo è venuto a mancare. Quando gli fu diagnosticato un tumore all’intestino, non fu semplice per lui decidere di affrontare l’intervento per il confezionamento di una stomia. È stato un percorso cauto, organizzammo più incontri con il personale medico per aiutarlo a prendere questa decisione. Alla fine, si convinse; era un attivista, un politico, non faceva mistero della sua condizione. Ne parlava con naturalezza, con l’obiettivo di normalizzare la situazione. Purtroppo, man mano che le sue condizioni peggioravano, anche le persone che gli sono state accanto sono diminuite. Il solo fatto di non sentirsi in grado di poterlo assistere, le ha allontanate.
Il culto del corpo, nella nostra comunità, ancora oggi è estremamente maschile e ipertrofico. Tanto per fare un esempio, nel corso delle principali parate del Pride, le persone che più incarnano questa idea nell’immaginario collettivo, si trovano sempre all’inizio della manifestazione, sui carri più belli. Laddove non riuscissimo a rispettare determinati canoni, siamo disposti a ricorrere alla correzione estetica. È come se, in un modo o nell’altro, ci attenessimo a quella regola. È triste ammetterlo, ma la stomia in questo contesto, non trova collocazione. Sensibilizzare sul tema dovrebbe essere un impegno per tutti.
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