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Io non sono la mia stomia – La storia di Margherita
Mi chiamo Margherita, ho 20 anni e ho tanti interessi: dalla musica al teatro; sono una persona molto creativa. A settembre inizierò l’università: studierò Lingue e Letteratura Inglese.
Perché hai dovuto affrontare l’intervento per il confezionamento della stomia?
A causa dalla rettocolite ulcerosa, che mi è stata diagnosticata nel 2019. Ho passato tre anni particolarmente difficili e, purtroppo, le cure farmacologiche che avevo intrapreso, non hanno sortito l’effetto sperato. Stavo così male che anche quando mi ventilarono l’ipotesi dell’intervento, nel maggio 2022, mi sentivo pronta ad affrontarlo. La decisione è stata solo rimandata a gennaio 2023: sono stata al Bambino Gesù di Roma, dove sono attualmente ancora seguita, dalla Dottoressa Tamara Caldaro. È stata lei ad illustrarmi esattamente a cosa stavo andando incontro, con una professionalità e umanità non banali. Ad oggi ho affrontato 2 interventi e sono ancora in attesa per svolgere i controlli per l’idoneità ad affrontare quello di ricanalizzazione.
Come ha conosciuto il servizio Convatec me+ e come le è stato di supporto nella strada verso la riabilitazione?
A consigliarmi di contattare il servizio Convatec me+ è stata la mia stomaterapista Monica Rossi, quando ho avuto bisogno di trovare una soluzione diversa per gestire la stomia e le consulenti sono state molto gentili.
C’è qualcuno che vorresti ringraziare?
Sicuramente la Dottoressa Caldaro che mi segue passo dopo passo. Nel periodo post-operatorio ho incontrato delle difficoltà e lei mi è stata accanto, anche nei suoi giorni di riposo.
Come vivi la stomia?
Diciamo che, a parte il primo mese dopo l’intervento, ho imparato subito a gestirla da sola, a volte con il supporto di mamma, ma capisco che anche per lei, che è un po’ ansiosa, non è stato semplice accettare questa nuova condizione. Una volta imparato, però, non c’è niente che non si possa fare. Solo per fare un esempio, appena 4 mesi dopo l’intervento, sono partita con la scuola per un tirocinio di un mese in Irlanda. Non scorderò mai le parole del mio professore di Storia e Filosofia: mi disse che avevo avuto gran coraggio a fare questa esperienza, visto quello che stavo affrontando.
C'è qualcosa che vorresti dire a chi vive la tua stessa esperienza?
Che non è una situazione semplice, ma che il peggio lo abbiamo passato. Dovremmo iniziare a pensare alla stomia non come a qualcosa di brutto, “estraneo” al nostro corpo, ma come il mezzo che ci ha permesso di riprenderci la nostra vita. Personalmente, dopo essere stata veramente tanto male, vivo molto più serenamente.
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